Lo stato dell’arte della normativa europea che punta a definire il framework legislativo degli investimenti sostenibili, è di certo il più avanzato e definito nel panorama mondiale attualmente.
Nella serie di legislazioni che rientrano nel Green Deal europeo, inaugurato nel 2018 e volto a dare concretezza agli Accordi di Parigi, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), si pone come anello di congiunzione tra mercato finanziario e imprese, con l’obiettivo da un lato di ampliare la disclosure sulle tematiche ESG delle aziende Corporate e PMI, fornendo al contempo agli investitori un reporting dettagliato sulle attività finanziate.
Per raggiungere tale obiettivo, nel 2020 la CSRD viene pubblicata in forma di proposta e affiancata alle normative della Tassonomia e della SFDR, per far si primariamente che venga allargato il bacino delle imprese chiamate a rendicontare su tematiche di sostenibilità, affiancandole in modo integrato alle informazioni finanziarie.
La normativa, che si propone come revisione della preesistente NFRD, ha come dichiarato obiettivo quello di trasformare l’Unione Europea in una “economia moderna, competitiva ed efficiente dal punto di vista delle risorse, puntando a non emettere più emissioni entro il 2050”.
Per far sì che questo accada e che vengano stimolati e convogliati i capitali necessari, la questione di implementare il sistema di reporting esistente riguardo le tematiche ESG, è centrale, per permettere alle imprese finanziarie di ottemperare agli obblighi della SFDR e alle attività di rendicontare entrambe le dimensioni del business, lato finanziario e aspetti ESG.
Il concetto della "doppia materialità" nella rendicontazione di sostenibilità
Con la CSRD si introduce infatti il concetto di “doppia materialità”, chiamando le aziende a rendicontare su due dimensioni, ovvero quella outside-in e inside-out, dove se nella prima vengono considerati i fattori ambientali e sociali che incidono sul business, nella seconda vengono considerati gli aspetti del business e il loro impatto in termini ambientali, sociali e di governance.
Per delineare la rendicontazione dell’impatto, nella CSRD viene posto innovativamente al centro il ruolo degli elementi intangibili del business e della loro rendicontazione, rappresentando la maggioranza degli investimenti del settore privato nelle economie avanzate.
È risaputo, infatti, che gli elementi distintivi di attività innovative, si fondano anzitutto su leve aziendali quali l’human capital, intellectual property, proprietà del brand e altri rapporti commerciali e relazionali che formano il patrimonio dell’impresa e che diviene sempre più importante riuscire a rendicontare, soprattutto nell’ottica di reporting ESG.
Qui la sfida che i fattori ESG degli investimenti sono chiamati ad adempiere: essere la chiave centrale e il punto di contatto per la disclosure ESG e per gli investimenti sugli intangibles.
A tal proposito e per far comunicare tra loro i vari attori dei mercati finanziari, dopo la proposta della CSRD l’Unione Europea ha chiesto all’EFRAG di elaborare dei draft set che permettano di implementare la reportistica sulle tematiche ESG, di cui il primo è stato presentato ed in forma di consultazione fino ad agosto 2022.
Se si riuscirà a definire un set per il reporting entro l’anno, come previsto dal 2023 circa 50.000 aziende a livello europeo dovranno rendicontare in termini di sostenibilità, fornendo ai mercati finanziari informazioni dettagliate, su alcuni temi molto sensibili e al centro del dibattito internazionale, come la vulnerabilità dei lavoratori e la resilienza della catena di fornitura.
Qual è l'obiettivo della CSRD?
Nel definire il set di reportistica idoneo, l’obiettivo è, oltre quello di colmare il gap informativo tra aziende e mercato, anche quello di ridurre i costi della disclosure, problema che insieme ad alcune barriere culturali incoraggia le imprese a prediligere una scarsa rendicontazione sulle tematiche ESG.
La sfida è appunto quella di rendere le informazioni sulla sostenibilità comparabili con le informazioni finanziarie, mediante le digital technologies, aprendo anche una nuova tipologia di business che si sta espandendo, basata sulla vendita di software che incorporano metodologie di calcolo di score e rating ESG.
L’impact assessment, condotto durante la stesura della proposta CSRD, ha portato in evidenza le tre aree su cui la normativa si concentra, ovvero:
- standardizzazione delle informazioni di sostenibilità
- livello di assurance o audit adeguato e
- ampliamento dello scope di riferimento, passato da 11.000 aziende con minimo 500 dipendenti previsto dalla NFRD a 50.000 aziende in Europa, con un minimo di 250 dipendenti (che dovrebbero rendicontare a partire dall’anno fiscale 2023).
Inoltre, la Commissione propone di estendere l'ambito di applicazione alle PMI quotate, ad eccezione delle microimprese quotate. Per ragioni di tutela degli investitori, è particolarmente importante che questi ultimi abbiano accesso a informazioni adeguate sulla sostenibilità da parte delle società quotate.
Infatti, se le PMI quotate non riportano informazioni sulla sostenibilità, possono rischiare di essere escluse dai portafogli di investimento. Questo rischio è destinato a crescere man mano che le informazioni sulla sostenibilità diventano sempre più importanti per il sistema finanziario.
Corporate Sustainability Reporting Directive: a che punto siamo
La Commissione Europea che sostiene le iniziative del G20, del G7, del Financial Stability Board e di altri soggetti per generare un impegno internazionale a sviluppare una base di standard globali di rendicontazione della sostenibilità (come vuole promuovere con la CSRD), contribuendo alle iniziative internazionali di rendicontazione della sostenibilità.
L'opzione preferita come standard di reporting, che verrà definito dalla EFRAG, è il miglior compromesso tra due possibili linee d'azione. Una è costituita da requisiti di rendicontazione dettagliati e prescrittivi, da un requisito di garanzia forte e da un ambito di applicazione ampio, tra l’altro molto efficace nel soddisfare le esigenze degli investitori, ma sicuramente più costoso per le imprese che lo redigono.
L'altra strada percorribile è costituita da requisiti di rendicontazione meno dettagliati, nonché da requisiti di garanzia meno stringenti e da un ambito di applicazione più ristretto: questa soluzione risulterebbe meno efficace nel soddisfare le esigenze del mercato finanziario, ma sarebbe d’altro canto anche meno costosa per i redattori, almeno nel breve termine.
Lo scopo della CSRD e dell’EFRAG è quello di raggiungere il miglior risultato, fornendo un set di reporting adeguato, che sia idoneo anche in termini di obiettivi e costi associati.
Non appena definita la reportistica per la disclosure ESG prevista dalla CSRD, l’obiettivo dell’Unione Europea è quello appunto di inglobare tutte le informazioni sulla sostenibilità in un unico punto di accesso europeo, come previsto nel “Capital Markets Union Action Plan”, che contribuirà ad allineare le esigenze della società e del tessuto produttivo, con gli obiettivi a medio-lungo termine perseguiti dai partner finanziari tramite gli investimenti ESG.