Environment, social, governance

Sono definiti come caratteristiche, o criteri, ma anche come aspetti e rischi: in questi e in altri modi si cerca di dare una definizione ai tre pilastri della sostenibilità: Environmental, Social and Governance, in un acronimo: “ESG”.

ESG: i criteri che guidano gli investimenti sostenibili

Nel mondo della finanza sostenibile e non, si stanno facendo strada dal 2018, dapprima in sordina e poi con una accelerazione sempre crescente, le tematiche ESG, definendo un nuovo modo di guardare all’economia e al business.

Se fino a pochi anni fa, infatti, si guardava ai business e relativi investimenti soltanto in termini di redditività e del rischio, dopo la crisi finanziaria del 2008, divengono sempre più centrali gli aspetti collegati all’impatto del business e la sua misurazione.

Un impatto che appunto si riflette nelle maglie degli ESG, correlando una molteplicità di tematiche, indicatori e normative, con lo scopo di rendere sempre più allineate le attività delle PMI, delle Corporate e del mondo finanziario, al panorama del valore sostenibile creato.

Cosa significa ESG?

Il pillar E riguardo l’Environment, è senza ombra di dubbio, vista l’urgenza del tema e i traguardi sfidanti definiti dagli Accordi di Parigi e fissati dall’Agenda 2030 e 2050 e al supporto si stanno mobilitando Istituzioni, capitali pubblici e privati, al fine di virare verso un’economia di transizione.

Per incoraggiare una svolta così decisiva per il panorama europeo e mondiale, l’Unione Europea che si vuol porre come leader del cambiamento, ha declinato il framework normativo ambientale, come prima importante legislazione, ovvero la Tassonomia relativa all’Environment, da cui derivano conseguentemente altre legislazioni e con essa nasce il framework in continua evoluzione, di strumenti finanziari ad hoc per supportare l’economia di transizione sostenibile, come lo sono i cosiddetti “mutui green”, i sustainable linked loans, i green bond ed altri.

L’impegno comune, di tutti gli attori coinvolti, è quello di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica nel 2050. Per far si che questo accada davvero, molteplici le iniziative in tutti i campi: dall’edilizia sostenibile, ai trasporti a impatto zero, alla logistica, fino ad arrivare al campo dell’arte e dello spettacolo, per rendere sempre più concreto e delineato il cambiamento dell’economia verde.

Se il campo dell’ambiente è al momento più strutturato e definito, il secondo pillar S ovvero per il sociale, risulta molto più variegato, soprattutto per l’ampiezza delle tematiche ricoperte e la loro connessa componente intangibile, di cui c’è ancora scarsa definizione circa la misurazione. Basti pensare a problemi sociali quali l’integrazione di persone svantaggiate o migranti nel tessuto sociale di una città, che deve ideare servizi adatti a rispondere alle esigenze di una popolazione in continuo cambiamento, piuttosto che a tematiche circa la povertà e come fare a rendere indipendenti e produttivi i territori che al momento risultano più critici, dal punto di vista delle condizioni economiche-sociali.

Si può dire che sarà proprio nel campo del sociale che si vedranno i veri risultati del cambiamento culturale in atto, verso un’economia di sostenibilità e anche qui sia le Istituzioni pubbliche che private stanno mettendo in campo tutte le normative, metodologie e strumenti finanziari a supporto.

L’Unione Europea sta redigendo la Tassonomia Sociale, ora in forma di bozza in approvazione, che è da considerare complementare alla normativa introdotta nel febbraio scorso, relativamente alla “Corporate Sustainable Due Diligence directive”, dove entrambe mirano a definire gli impatti delle attività economiche degli stakeholder su tutta la filiera produttiva, contribuendo così a creare valore condiviso.

Il framework tassonomico del pillar “S” si baserà su tre macro-obiettivi: lavoro dignitoso, standard adeguati di vita e benessere dei consumatori e utilizzatori di ogni bene economico, creazione di comunità sostenibili ed inclusive.

Passando all’ultima lettera, troviamo gli elementi di Governance, che seppur collocati infondo all’acronimo ESG, sono ritenuti il punto centrale e di collegamento delle tematiche di sostenibilità.

Questo perché è proprio dalla governance di un’impresa e di una Istituzione, che è possibile costruire le fondamenta per condizioni di vita lavorativa, personale e sociale idonee e che si può improntare il cambiamento nel rispetto dell’ambiente e del tessuto economico-sociale circostante.

Temi centrali della Governance e alla ribalta, per sostenere il cambiamento culturale sostenibile, sono le politiche anti-corruzione, di equal payment tra uomo e donna, presenza femminile nei board e conciliazione vita-lavoro, piuttosto che di cambio generazionale all’interno di imprese corporate e financial, le quali dovranno assicurarsi contro il rischio di assenza di leadership, che potrebbe inficiare la reputazione del brand.

E’ proprio a livello di governance che viene stabilita la strategia ESG, sempre più integrata nei piani strategici di crescita delle aziende corporate e delle banche, risultando quindi il nodo fondamentale per sviluppare progetti di business che inglobino i criteri Esg nella stessa mission aziendale.

Come essere compliant con i parametri ESG?

Il filtro Esg risulta essere quindi il motore dell’innovazione verso la transizione sostenibile, framework senza il quale non è più possibile pensare di fare attività di investimento nell’economia reale e in finanza e tra gli strumenti creati per supportare il cambiamento culturale, c’è la piattaforma Synesgy.

Synesgy è una piattaforma digitale per la valutazione del grado di sostenibilità delle aziende Corporate e PMI e del settore finanziario (Banche e Assicurazioni), che consente di misurare le performance di sostenibilità secondo i criteri ESG.

La piattaforma è nata dall’alleanza tra CRIF SpA, Cribis Srl e una rete worldwide di partner strategici, volta a misurare mediante scoring l’impegno di aziende, banche e assicurazioni e consentendo di monitorare, migliorare e rendicontare il grado di sostenibilità, responsabilità e trasparenza ESG della capogruppo e di tutta la filiera.

Grazie ad un questionario che ottempera i quadri e le normative internazionali come l’Agenda ONU 2030, i 17 SDGs, GRI, la EU Taxonomy, Synesgy supporta le aziende capo-filiera nel processo di analisi delle performance di sostenibilità della propria Supply Chain, rilasciando a fine assessment un certificato con validità annuale, per comunicare le migliori performance ESG conseguite.

 

 

 

 

 

 

 

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