Sustainable Finance Disclosure Regulation - SFDR

Il raggio della normativa dell’Unione Europea, nel campo dell’accelerazione e dell’armonizzazione delle regole sulla finanza sostenibile, si è esteso notevolmente negli scorsi anni ed è in progressiva espansione.

SFDR: come funziona il Regolamento sulla Trasparenza della Finanza Sostenibile

SFDR: il framework legislativo

Un cardine fondamentale del framework legislativo è di certo il “Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari” (Sustainable Finance Disclosure Regulation o SFDR - Regolamento europeo 2019/2088) entrato in vigore a Marzo 2021, che mira essenzialmente a convogliare capitali privati e di istituzioni finanziarie verso attività sostenibili e compliant con i criteri ESG.

Per raggiungere tale obiettivo la SFDR si propone di rendere i fondi di investimento più confrontabili, al fine di fornire informazioni dettagliate agli investitori, che consentano di fare una selezione accurata degli asset in cui investire, avendo a disposizione specifiche informative sulla composizione delle attività sostenibili presenti al loro interno (GAR).

La normativa trova posto nel framework complessivo del “Piano di azione dell'Unione Europea per la finanza sostenibile”, in stretto contatto con i requisiti tecnici sanciti dalla Tassonomia UE e dalla CSRD.

L’obiettivo è di fatto comune nelle tre normative ed è, essenzialmente, da un lato, favorire e incoraggiare l’accesso al mercato di capitali da parte di aziende impegnate nel campo della sostenibilità e, dall’altro, quello di espandere sempre più le maglie della disclosure degli investimenti sostenibili, dando modo agli investitori di avere una visione chiara delle peculiarità del panorama dei criteri ESG, affiancandoli e integrandoli negli obiettivi di investimento perseguiti.

Il Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari è quindi progettato per consentire agli investitori di distinguere e confrontare più facilmente le molte strategie di investimento ESG, che sono ad oggi disponibili e per far sì che tale impostazione sia finalizzata, da Gennaio 2023 verranno applicate le seguenti indicazioni:

  • I gestori dovranno dichiarare la percentuale prevista in portafoglio di investimenti sostenibili(rimosso link, linkare solo fonti ufficiali);
  • indicare quanta parte del portafoglio è allineata alla Tassonomia decisa dall’Unione Europea;
  • dichiarare quali sono i principali effetti negativi dell’asset allocation (rimosso link, linkare solo fonti ufficiali) decisa dal gestore.

 

Rischi di sostenibilità e principali impatti negativi

Nello specifico, la normativa SFDR richiederà informative a livello aziendale, da parte di società di gestione degli investimenti e a consulenti per gli investimenti, riguardo la disclosure e rendicontazione in merito a due considerazioni chiave, ovvero i rischi di sostenibilità e principali impatti negativi (PAI – “principal adverse impact”), al fine di raggiungere l'obiettivo di accelerare il processo di transizione della finanza verso gli investimenti ESG, aumentandone la trasparenza e creando standard univoci.

La normativa, al suo interno, presenta una chiara definizione di “rischi di sostenibilità” e di PAI o “principali effetti negativi”, individuati come segue:

  • Per “rischi di sostenibilità”, si intendono eventi o condizioni ambientali, sociali o di governance, come i cambiamenti climatici, che potrebbero causare un impatto negativo sostanziale sul valore di un investimento.
  • I “principali impatti negativi” (PAI) sono tutti gli effetti negativi che le decisioni di investimento o la consulenza potrebbero avere sui fattori di sostenibilità. Gli esempi potrebbero includere l'investimento in una società con operazioni commerciali che contribuiscono in modo significativo alle emissioni di anidride carbonica o che ha pratiche scadenti per la gestione dell'acqua, dei rifiuti o del territorio.

Nella fattispecie, ciò interesserà la redazione delle informative finanziarie, rispetto alle due aree chiave sopraelencate e richiederà, quindi, sia a società di gestione che a consulenti finanziari, di esplicitare una politica di integrazione dei rischi per la sostenibilità nel processo decisionale di investimento e anche per il campo assicurativo.

A livello di prodotto, invece, entrambe le società di gestione e i consulenti dovranno integrare le informative finanziarie, pubblicando la valutazione del probabile impatto dei rischi di sostenibilità sui rendimenti del prodotto.

Per quanto concerne la seconda area analizzata, ovvero i PAI, le società di gestione dovranno integrare la considerazione dei principali impatti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità, unitamente a dichiarare le politiche di due diligence e mantenerle aggiornate sui siti web aziendali.

Classificazione dei fondi di investimento della SFDR

La regolamentazione EU SFDR ponendosi come obiettivo quello di aiutare gli investitori a scegliere tra i prodotti finanziari presenti sul mercato, ha istituito una classificazione dei fondi di investimento, suddividendoli in tre gruppi distinti, in base al livello di importanza di impegno nella sostenibilità.

Per ciascuna delle tre categorie di fondi sono, inoltre, previsti criteri di investimento vincolanti con specifiche divulgazioni. Queste categorie si allineano agli Articoli 6, 8 e 9 del Regolamento UE SFDR e possono essere riassunte come segue.

Le strategie "Articolo 6" integrano le considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) nel processo di investimento, oppure spiegano perché il rischio di sostenibilità non è rilevante, ma non soddisfano i criteri aggiuntivi delle strategie degli Articoli 8 o 9 .

Questi prodotti sono definiti “neutrali” e non hanno quindi alcun tipo di controllo vincolante della sostenibilità nel loro processo di investimento e possono includere azioni che possono essere escluse dai fondi incentrati sui fattori ESG.

Le strategie "Articolo 8" promuovono le caratteristiche sociali e/o ambientali e possono includere investimenti sostenibili, ma non hanno gli investimenti sostenibili come obiettivo principale.

Qui rientrano i fondi che promuovono caratteristiche ambientali o sociali, ovvero La E e la S della sigla ESG, oppure una combinazione di tali caratteristiche, a condizione che le società in cui vengono effettuati gli investimenti seguano buone pratiche di governance, il pillar G dei criteri ESG.

Le strategie "Articolo 9" sono le uniche nella normativa SFDR ad avere un dichiarato obiettivo di investimento sostenibile e i prodotti che sono conformi a tale articolo sono denominati come fondi destinati a investimenti sostenibili. Per qualificarsi come articolo 9 è richiesto ai fondi di investimento di dimostrare ed effettuare disclosure sulla completa integrazione dei fattori ESG nella gestione del prodotto, andando ad influenzare tutto il processo decisionale di investimento.

Lato prodotto, inoltre, deve mirare a creare un cambiamento positivo per l'ambiente o la società, che sia in linea con uno o più degli SDG delle Nazioni Unite e al contempo soddisfare il principio di "do no significant harm" della tassonomia dell'UE”.

Per essere compliant all’articolo 9, agli asset manager verrà infine richiesto di mettere in atto una formale policy di Engagement che richieda una partecipazione attiva degli investitori.

La Sustainable Finance Disclosure Regulation si pone quindi come tassello lato finanza, per sviluppare standard univoci di disclosure e rendicontazione, così come la CSRD persegue lo stesso obiettivo nel mondo Corporate e PMI, con l’obiettivo comune di accelerare e indirizzare gli investimenti e le attività di business, verso la transizione sostenibile.

Infatti, da un lato la SFRD e dall’altro la CSRD si trovano ad essere due facce speculari della stessa medaglia, avendo infatti entrambe origine e fondamento nei principi sanciti dalla Tassonomia Europea, perseguendo il dichiarato e comune obiettivo di promuovere, in maniera sistemica e quanto più rapida possibile, il cambiamento del paradigma della finanza,  affinché non si limiti solo a integrare i criteri ESG in ottica mitigatrice, ma sia essa stessa totalmente classificabile come “finanza sostenibile”.

 

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